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LA MOSCA COCCHIERA DIXIT

lamoscacocchiera


LEGGENDA IRLANDESE


Il Leprechaun è il più popolare folletto d'Irlanda, noto anche come Leith Bhrogan. Per lui molti lasciano un bicchiere di latte sul davanzale della finestra. Il suo ritratto c'è in tutte le botteghe ed i negozi, ed è proprio la sua maschera ad aprire le sfilate nel giorno di San Patrizio. È un folletto ciabattino (in irlandese Leith Bhrogan, ovvero ciabattino di una sola scarpa), e quando non lavora si dedica solo a fare scherzi. Si burla soprattutto degli avari, e costruisce trappole geniali per i ladri. I Leprechauns sembra vivano in solitudin e custodiscano una pentola piena d'oro nascosta alla base dell'arcobaleno.

Le leggende hanno reso questo folletto uno tra i simboli più diffusi del St. Patrick's Day.


Leprechaun


∼ ∼ ∼

Dice il sito

http://www.laleggepertutti.it/153242_come-inviare-...

Con un trucco possiamo inviare messaggi su WhatsApp

con foto e video privati che si possono cancellare

senza lasciarne traccia sul telefonino di chi li riceve.

∼ ∼ ∼

Risponde l'esperto

L'unico modo per essere sicuri di non lasciare tracce su telefonini e server,

in qualunque programma di messaggistica,

è cancellare il messaggio prima di inviarlo,

anzi, meglio ancora non scrivere proprio il messaggio.


KattiviK

mosca

AUTOMOBILE E SCALAMOBILE

Indecisa se usare l'auto o la metro, qualche giorno fa un’automobilista alla guida di una Jeep Compass ha imboccato la scalinata che conduce alla fermata della metropolitana, sotto la stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino.

Non vi diremo chi era l'automobilista, ma vi possiamo assicurare che non era nonna Abeffarda.

Lei non si arrende di fronte alle difficoltà, e sarebbe scesa, con la sua Fabia Skoda diesel del 2006, fino in fondo alla scala, o forse avrebbe usato direttamente la scala mobile, trasformandola, detto fatto, in una scala automobile. Poi avrebbe parcheggiato davanti ai tornelli che permettono l'accesso ai treni soltanto a chi è in possesso di biglietto o abbonamento.

E la nonna l'abbonamento ce l'ha: quello riservato ai diversamente validi (ipovedenti, ipoudenti e iperstorditi).


auto in metropolitana

(Tratto dal romanzo Quando le nonne avevano la Skoda)

APOLOGO SUI CANI AL RISTORANTE

L'altra sera la nonna è andata al ristorante La Ruota, con il suo deambulatore, senza il quale non può più camminare.

Appena entrata, il tempo di armeggiare con la borsa in cerca del golfino, per proteggersi dall'aria condizionata trans-siberiana, il gestore le si è avvicinato e, con fare cortese ma deciso, le ha detto: "Signora, qui non possono entrare cicli, motocicli, tricicli, carrelli per la spesa, carriole (con o senza nonna) e ogni genere di veicoli dotati di ruote. Mi dispiace, ma dovrà parcheggiarlo fuori".

"Ma perché?" ha chiesto timidamente la nonna.

"Perché se tutti facessero come lei qui sarebbe un maledetto parcheggio, e i clienti non verrebbero più...". La nonna si è guardata intorno: i tavoli erano tutti apparecchiati e malinconicamente vuoti, NON C'ERA UN CANE!

Per timore che a lasciar fuori il suo trabiccolo potessero rubarglielo (e ancora non aveva finito di pagarlo) la nonna ha girato altezzosamente sulle ruote (altezzosamente in senso molto figurato) e se n'è andata.

Fuori dal locale quasi si è scontrata con una giovane coppia: lui e lei, mano nella mano, piroettavano sui pattini a rotelle, dirigendosi verso l'entrata del ristorante. Lei teneva un vispo cagnolino al guinzaglio.

La nonna li ha guardati e ha detto: "Ragazzi, vi avviso: in questo ristorante può entrare solo il vostro cane..."

Nonna Abeffarda

MANI IN ALTO!

Da bambina guardavo i telefilm western in televisione, e dicevo che da grande avrei fatto lo sceriffo. Volevo arrestare i malviventi e assicurarli alla giustizia.
Invece nella vita ho fatto altre cose, ed ora faccio la nonna.
Però tutte le sere, al momento di spegnere il computer, mi prendo la mia piccola rivincita.
"Mani in alto!" dico.
E con un clic arresto il sistema.

Nonna Abeffarda


sceriffo

IL PESCE FA BENE, MA...

Che mangiare tanto pesce faccia bene alla salute è risaputo. Ormai lo sanno persino i pesci rossi della boccia sul frigo e, ogni volta che ti avvicini, dilatano gli occhi dal terrore e muovono la bocca come a dire "Ti prego, abbi pietà: oggi non è neppure venerdì".

Il problema è che a me il pesce non piace. Non mi piace l'odore, il sapore, non so mai come cucinarlo e poi come far sparire la puzza che ristagna in tutto l'appartamento. Non so neppure comprarlo, se si escludono i bastoncini di merluzzo surgelati e il tonno in scatola, ma solo perché si taglia con un grissino.

Al supermercato, di fronte al banco del pesce io cado in una specie di trance e... non so mai che pesci pigliare. Quando finalmente chiamano il mio numero:

"Sono fresche quelle acciughe?"

"Signora, quelle sono sott'olio, nel barattolo. Scadono nel 2018!"

"Ecco, me ne dia due, grazie!"

Nonna Incarriola


marmellata di pesca

Il prodotto della pesca preferito dalla nonna

MECCANICO, FIGLIO DI BUONA MECCANICA...

Da un po' di tempo la mia automobilina non stava bene, aveva le convulsioni alle alte velocità, cioé più o meno ai sessanta chilometri all'ora: scossoni e movimenti inconsulti del volante, tremore diffuso che si trasmetteva alle braccia e alla testa, tanto che a volte mi mordevo pure la lingua.

Il mio meccanico, che è figlio e nipote di meccanici dai tempi della Topolino, specializzato in automobiline della nonna, le ha dato un'occhiata e ha diagnosticato la malattia: si tratta degli pneumatici. Si sono ovalizzati e devono essere sostituiti.

L'idea di un intervento chirurgico così radicale mi ha messo un po' in ansia. La mia piccolina ha solo dodici anni! E poi, mi sono chiesta, sarà un'operazione che passa la mutua?

Veramente no, ha risposto il meccanico pneumologo, ma se lo farà nella mia clinica privata le farò lo sconto.

Tutto è andato per il meglio: l'automobilina si è risvegliata dall'anestesia con quattro pneumatici nuovi e rotondi. Quelli ovalizzati sono stati buttati. Pare non siano buoni nemmeno per una frittata.

Nonna Abeffarda

(tratto da Quando le nonne avevano la Skoda)


uovo

L'ORCHIKEA

Che idea, comprare un'orchidea all'Ikea! Di solito all'Ikea compro i biscotti allo zenzero, il salmone affumicato, e in occasioni speciali la carta igienica che si intona perfettamente con i colori del mio bagno. Ma quel giorno notai la piccola orchidea con i suoi delicati fiorellini viola: il fatto che sull'etichetta ci fosse un bel nome latino (phalaenopsis amabilis) e non una delle solite illeggibili parole svedesi, e soprattutto che non si dovesse montare una volta giunta a casa, mi convinse a spendere quei pochi euro.

Ma dopo poche settimane caddero fiori e foglie: all'inizio dell'inverno erano rimasti soltanto gli esili rametti spogli. Parevano, se non proprio morti, in coma irreversibile.

Ho sempre rimandato l'eutanasia e ho tenuto per tutto l'inverno la piantina agonizzante sul davanzale. Ogni tanto le facevo una flebo di soluzione fisiologica e fertilizzante. Le parlavo, le leggevo le storie più divertenti da ilbu.net. La piantina restava immobile, solo una volta mi parve di intravedere un leggero movimento di ramaglie, che sembrava (non chiedetemi di spiegare) un sorriso.

Qualche giorno fa il miracolo: sono spuntate alcune foglioline e sui rami sono germogliate le gemme.

E oggi la mia orchikea ride, così.

ORCHIKEA



FELICI COME DUE PASQUE

Quando ero bambina alla vigilia di Pasqua si andava al dopolavoro dell'azienda dove lavorava papà a ritirare l'uovo di cioccolato, gentilmente offerto ai figli dei dipendenti. Un uovo per bambino, ed era l'unico che si riceveva.

La mattina di Pasqua, felici come due pasque, mia sorella ed io rompevamo le nostre uova per recuperare la sorpresa e ci era permesso mangiare un pezzo di cioccolato.

Il cioccolato rimanente veniva rincartato nella sua stagnola e riposto da mamma nella dispensa: ce ne dava poi un pezzetto ogni tanto, quando ci comportavamo bene. A me a volte durava fino a Natale...

Nonna Abeffarda

Pasqua 1954

Pasqua 1954 - Bimbe pronte a difendere con la vita le loro uova

(Foto d'Epoca)



QUANDO IL BUONISMO NON ERA DI MODA

e le nonne moderne scrivevano sul quaderno,

con la penna da intingere nel calamaio,

quando non era ancora nata la canzone di Celentano

"Chi non lavora non fa l'amore",

quando la politica parlava italiano

e nessuno sapeva che cosa fosse il Jobs Act

chi non lavora

in fondo eravamo già un passo avanti...

Nonna Abeffarda


LE GRANDI RISPOSTE DI NONNA ABEFFARDA

- Nonna, che cos’è un anno luce?

- Allora, un anno luce sarebbe... cioè... devi sapere che la luce viaggia nello spazio...

- La luce viaggia? E dove va?

- La luce va dappertutto, gira il mondo a gran velocità

- Allora viaggia solo di notte, perché di giorno è sempre qua

- Ma no, la luce viaggia anche di giorno, ma non è che si sposta da qui per andare in un altro posto. Si sposta come un’onda di energia, a una velocità che non ti puoi nemmeno immaginare: 300mila chilometri al secondo!

- Chissà quanto consuma, allora! Adesso capisco perché la mamma si lamenta che le bollette della luce sono tanto care... Ma ancora non mi hai spiegato che cos'è questo anno luce!

A questo punto la nonna si arrende:

- Ecco, un anno luce sono ben sei bollette ASTRONOMICHE della luce da pagare in un anno, chiaro adesso?


annoluce

Sistema di illuminazione lontano anni luce

BIRRA E DISERBANTE

In Germania hanno scoperto che alcune birre contengono diserbante.

Poiché non bevo birra ho pensato che la notizia non mi riguardasse.

Mi sbagliavo: da quando ospito Gunther, un amico appena arrivato da Berlino portandosi otto casse di birra e la disdicevole abitudine, quando trova il bagno occupato, di "aspergere" le aiuole del mio giardino, sono morti i ciclamini, le viole del pensiero e non ci cresce nemmeno più l’erba.

Nonna Abeffarda


Aiuola della nonna prima e dopo l'arrivo di Gunther

aiuola prima

aiuola dopo

LE FIABE DEI FRATELLI GRAMM - 6

SBIANCANEVE

C’era una volta… la neve. Erano fiocchi bianchi, soffici, freddi, che scendevano copiosi dal cielo durante l’inverno, e si depositavano sui prati, sugli alberi, sulle strade e sulle case. In montagna la neve ricopriva le piste da sci e la gente veniva dalla pianura a famiglie intere, per sciare, pattinare, slittare o anche solo giocare con la neve.

sbiancaneve

Poi la neve smise di cadere. L’autunno, l’inverno e la primavera fecero una joint venture, dando origine ad una nuova stagione: la autinvera. La poca neve che cadeva in montagna era preziosa e veniva ammonticchiata, rastrellata, ricomposta, frullata, e poi sparata sulle piste da sci per tutta la stagione. In estate si conservava in appositi freezer, per poi riutilizzarla l’inverno successivo. La neve in Italia fu dichiarata specie in via di estinzione e protetta dal WWF.

Si diffuse una nuova importante professione: lo sbiancaneve.

Oggi gli sbiancaneve, dopo essersi laureati alla Alaska Snow University di Anchorage, conseguono una specializzazione presso la Findus New Technologies di Stoccolma, dove apprendono le moderne tecniche di rigenerazione e sbiancamento della neve vecchia. Quando ritornano in Italia questi specialisti trovano facilmente lavoro nelle più prestigiose località sciistiche.

Nonna Abeffarda

LE FIABE DEI FRATELLI GRAMM - 5

Il brutto (o il diversamente bello) anatroccolo


C’era una volta una coppia di cigni che avevano fatto il nido in un’ansa del Po, dalle parti dei Murazzi. Le uova si schiusero dando alla luce dieci pulcini: nove erano grossi e grigi, e uno era piccolo e giallo. Mamma cigna era preoccupata per quel figliolo diverso: i fratelli lo beccavano e non volevano giocare con lui, e quando passeggiavano in via Cigna la gente lo additava dicendo: “Ma hai visto che razza di cigno?”.
Il cigno diverso era triste e una notte, mentre tutti dormivano, decise di andarsene.
Di giorno nuotava nel fiume e di notte dormiva tra le canne. Giunto nei pressi di San Mauro si avventurò oltre l’argine e arrivò all’aia di una fattoria: c’erano delle bellissime anatre, che non lo prendevano in giro né ridevano di lui.
“Posso restare qua?” chiese timidamente l’animale. “Qua qua” risposero le anatre.
Il brutto anatroccolo rimase: mangiò tanto, ingrassò a puntino e visse felice e contento fino al pranzo di Natale.
Che importa nascere in un nido di cigni se si nasce da un uovo di anatra?

Nonna Abeffarda

anatroccolo

LE FIABE DEI FRATELLI GRAMM - 4

La lampada di Mavalàdino


Geniodellalampada


C’era una volta, in una città della Persia, un uomo poverissimo di nome Dino. Dino compensava la sua sfortuna con la fantasia: era uno sbruffone e si inventava storie incredibili. Quasi tutti i suoi amici e compaesani, dopo aver ascoltato i suoi fantasiosi racconti, gli dicevano: “Ma va là, Dino!”. Così Mavalàdino divenne il suo soprannome.


Un giorno, mentre stava ripulendo la cantina, trovò una vecchia lampada impolverata. La spolverò con la mano e subito ne uscì uno strano personaggio che gli disse:


Sono il genio della lampada,

ho un Q.I. di centottanta,

ti esaudirò tre desideri:

sarai felice più di ieri.


Dino non ci pensò due volte: chiese di essere straricco e di essere bellissimo, cosi sua moglie l’avrebbe amato come quando erano fidanzati. Come terzo desiderio chiese che chiunque lo avesse ancora chiamato con l’odiato soprannome di Mavalàdino fosse fulminato all’istante.


Poi andò dalla moglie e le raccontò quanto era successo. E che cosa rispose lei?


Scommetto che lo indovinerete anche se non avete un Q.I. da genio.


fulmine

Nonna Abeffarda


LE FIABE DEI FRATELLI GRAMM - 3

IL LUPO E I SETTE CARCIOFINI

C’era una volta un lupo cattivo. Lui non era veramente cattivo, ma le sue abitudini alimentari lo facevano sembrare tale, perciò decise di convertirsi e diventare vegano. Ma a Capracotta, dove viveva, non era facile trovare gli ingredienti per piatti vegani, tipo cosciotto di soia al forno e abbacchio di tofu con carrube, perciò si trasferì oltre oceano, nella città di Las Vegan.

Un giorno, affamato e depresso per aver perso tutti i risparmi alla loupette, non potendo comprarsi nemmeno un hamburger di soia, bussò ad una casa, dove viveva mamma carciofo con sette figlioletti. Il carciofino più piccolo aprì la porta e il lupo, al grido di mai dire mais, irruppe nella casetta. Ma i carciofini, abituati a trattare con ladri, truffatori e venditori di ogni genere, al grido di mai dire al lupo lo immobilizzarono, e sotto la minaccia di spine calibro 22 regolarmente denunciate, lo fecero arrestare e condurre in carcere. Il suo compagno di cella era un giovane finocchio di nome Felice. Pare che il nostro lupo si sia convertito un’altra volta, ma non sappiamo bene a che cosa. Però visse per tutta la vita con Felice, e contento.

Nonna Abeffarda

carciofo

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