Nel 2016 compie 80 anni la mitica Fiat 500 Topolino, realizzata a Torino nel 1936 e protagonista indiscussa del dopoguerra italiano.

Quest'auto, piccola, buffa, con le fattezze da cartone animato, rappresentò un modello accessibile ad un pubblico più vasto di quello che fino a quel momento s'era potuto permettere il lusso dell'automobile. La Topolino restò in produzione fino al 1955, ma a ottant'anni dalla sua nascita è ancora viva nel ricordo di milioni di italiani.

Tra i milioni di italiani che la ricordano ci sono anch'io.

La mia famiglia non si poteva permettere nemmeno la Topolino, ma ricordo che papà aveva un collega di officina e amico di famiglia che all'occorrenza gli prestava la sua. Così anche noi ci facevamo qualche gita a Cavoretto o addirittura, durante la canicola estiva, in Val di Susa, per un favoloso picnic all'ombra del forte di Exilles. Quell'auto minuscola era il massimo del confort che io conoscevo: a confronto con le dure panche di legno dei tram i suoi sedili erano meravigliosamente morbidi. E quel puzzo di gomma e benzina che si avvertiva all'interno mi sembrava odore di avventura. Potete immaginare la comodità di quei viaggi, in quattro sulla Topolino.

Papà guidava in silenzio, se si esclude qualche moccolone all'indirizzo del solito "badola" che gli aveva tagliato la strada. Mamma invece chiacchierava più del solito, nell'entusiasmo per la gita. Mia sorella ed io, manco a dirlo, ci accapigliavamo per sciocchezze sul sedile posteriore. Qualche volta iniziavo a vomitare sin dalle prime curve, e bisognava fermarsi per evitare di sporcare - giammai! - l'auto in prestito. Ma quando riuscivo a resistere alla nausea fino a destinazione, l'aria fresca di montagna mi faceva stare bene, e ravvivava miracolosamente il consueto pallore di anemica bambina di città. Al ritorno sulla Topolino c'era di tutto: avanzi del pranzo, rifiuti, fiori, erbe per improvvisate tisane, e persino sassi, che ad ogni curva rotolavano allegramente sotto i sedili.

Tratto da "Quando le nonne non avevano la Skoda"

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