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NON MI PIACE L'ORA LEGALE

Con il non sottolineato tre volte, non mi piace l’ora legale. Anzi, la detesto.

E non certo per dover spostare tutti gli orologi, che pure tra casa, auto, cellulari vari, orologi da polso, sveglie e microonde, sono almeno una ventina. Il problema è spostare il mio orologio biologico, che giustamente si ribella a questa arbitraria imposizione.

Se ci fate caso, da domani e per almeno qualche settimana (poi ci si abitua, come all’inquinamento e alle tasse) si ha l’impressione di essere continuamente in ritardo. Al mattino perché è ancora buio eppure è già tardi, e alla sera perché è ancora chiaro, ma è già tardi. Un’ansia pazzesca.

Ma non sono l'unica a lamentarmi. Da ogni parte giungono allarmi sullo stress generato dal cambio dell’ora: ciclo del sonno che salta, ormoni che impazziscono (e fanno a loro volta impazzire gli omoni…), bambini che faticano ad addormentarsi e a risvegliarsi, genitori che crollano addormentati nei lettini dei loro bambini, anziani che sclerano più del solito.

Quello che fino a ieri era un normalissimo “alzarsi presto” è diventato un “alzarsi nel cuore della notte”: fuori è buio pesto, dormono i passerotti e le rondini, dorme il gallo della fattoria, ululano i lupi alla luna e svolazzano i pipistrelli. Dormono persino i pesci rossi nella boccia sul frigo, e quando entriamo in cucina paiono guardarci, spaventati e infastiditi da questi insoliti movimenti notturni. Naturalmente non accendiamo la luce, ma procediamo a tastoni, per far colazione e lavarci. Perché? Ma per il risparmio energetico, ovvio! Se accendiamo la luce la mattina presto se ne va in palla tutto il risparmio energetico promesso dall’ora legale e le nostre bollette diventano ancora più astronomiche. Senza contare, signori miei, che l’ora legale è pericolosa: la mia vicina ottantenne, per mettere avanti l’orologio a muro in cucina, è salita sulla scala, è caduta, e si è fratturata il femore.